Quando incontriamo un cliente, o facciamo una riunione, ci chiedono perplessi: che cosa è esattamente il Content Design?

Spesso nel nostro lavoro incontriamo professionisti che, quando gli diciamo che ci occupiamo di design dei contenuti, arricciano il naso. Non è colpa di nessuno, sia chiaro. In effetti, è un periodo in cui se ne parla tanto ma, in effetti, non è semplice descrivere in modo concreto di cosa si tratti.

Proviamo a mettere dei paletti:

  1. Il content design è la strategia che progetta e sviluppa le attività editoriali digitali (e non solo) di un’organizzazione o di un professionista;
  2. come è sempre accaduto, i contenuti vengono pensati, scritti, organizzati e destinati a un pubblico. Un buon progettista sa restare in equilibrio tra l’efficacia del linguaggio, l’obiettivo di informare il lettore, l’auspicio di saperli coinvolgere emotivamente (una questione di stile);
  3. il fatto che oggi abbiamo a disposizione tante piattaforme e tanti strumenti digitali per realizzare e distribuire contenuti non vuol dire che tutti sappiano farlo nel migliore dei modi.

 

Dopo questa doverosa premessa, vediamo di analizzare il content design dal punto di vista degli elementi che lo contraddistinguono. Vi propongono una sorta di decalogo:

  • un buon contenuto parte dall’analisi del contesto. Identità del committente, oggetto da comunicare, ideale target a cui riferire il messaggio;
  • un buon contenuto utilizza un template standard. Incipit, problema, sviluppo, soluzione – non dimentichiamoci il fattore utilità del contenuto (il tempo d’attenzione costa);
  • un buon contenuto è facilmente comprensibile, non è mai un esercizio di stile fine a se stesso;
  • un buon contenuto sa alternare il tono di voce. Dal professionale al colloquiale, dal formale all’informale. Senza, per questo, perdere di autorevolezza;
  • un buon contenuto informadivertecoinvolge, e lascia sempre qualcosa a chi legge;
  • un buon contenuto prende in considerazione l’esperienza utente. Accessibilità al contenuto, efficacia delle parole, tempo di lettura, eventuali inserti digitali, facilità di uso su device diversi;
  • un buon contenuto considera la necessità di adattare il format a diverse piattaforme e canali digitali;
  • un buon contenuto permette la piena valorizzazione degli strumenti SEO, a tutti i livelli;
  • un buon contenuto dipende in larga parte dall’analisi dati (approccio data driven), che considera come base per la valutazione e, nel caso, l’adozione di correzioni e strategie più efficaci;
  • un buon contenuto non è mai a caso, ma fa parte di una macro-strategia che comprende la definizione di un layout editoriale, la progettazione di un borderò, la pianificazione di un calendario (media planning) con tipo di contenuto e format per piattaforma e canale.

 

Forse è questo il motivo per cui, nonostante la continua produzione di contenuto spontaneo, è utile partire dalla competenza tecnica. Oggi la produzione di contenuti si incontra sempre più frequentemente con il design. Non solo dal punto di vista dello sviluppo concreto, ma da quello dell’approccio.

Il service design, cassetta degli attrezzi del design thinking, permette di considerare gli aspetti più efficaci e strategicamente maturi dello storytelling, linguaggio che caratterizza la stra-grande maggioranza dei contenuti prodotti in rete. Non solo quelli informativi, ma anche i messaggi pubblicitari. La compensa tecnica è il bordo a cui tornare dopo l’intuizione, l’approdo che consente alla creatività di raggiungere la sua forma migliore.

Nei prossimi articoli vedremo di approfondire altri aspetti della cosiddetta content creation. Seguite il mio blog e, se avete domande, scrivetemi.

more insights